Le salsicce vegane proprio no

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Le salsicce vegane proprio no

Non sono vegana ma guardo con simpatia i vegani. Forse tra i due atteggiamenti c’è un po’ di contraddizione perché alla base del veganesimo ci sono ragioni etiche e non solo di natura alimentare e allora diciamo che sono una vegana imperfetta. Apprezzo le lotte dei vegani, il loro metterci la faccia e la coerenza tra parole e fatti. Ma se c’è una cosa che proprio non capisco è l’ostilità nei confronti dei non vegani, quasi un complesso di inferiorità storica. Forse esagero a definirlo così, ma l’impressione è che si stia cercando di fare la guerra agli onnivori (le scarpe, per chi non riesce a prendere questa brutta parola dal verso giusto) sul loro stesso terreno, su quello che occupano da millenni, da sempre.

Mi spiego meglio. Tutto nasce dalla denominazione dei prodotti alimentari, quelli che si trovano anche nel reparto del fresco dei grandi supermercati: perché prendere in prestito i cibi carnivori e cambiarne i connotati? Cos’è un wurstel vegano? Il parmigiano vegano? E le salsicce e le cotolette vegane? Credo che sia meglio utilizzare termini propri per far notare che questi piatti hanno qualcosa di diverso e più buono degli altri e per non rimandare a inutili paragoni, poco utili alla causa vegana. Certo, tante volte il nome originale del piatto non ha a che fare con l’ingrediente animale ma solo con la forma o con il nome di chi l’ha inventato, ma perché non seguire un percorso originale anziché competere contro millenarie abitudini? I vegani hanno a disposizione un ampio ventaglio di piatti simpatici, divertenti e dotati di luce propria. Così facendo si mettono un po’ in ombra. O no?

L’etimologia, a dirla tutta, gioca tante volte a favore dei vegani, ma non sempre. La parola ragù, ad esempio, dal francese ragout, non significa mica sugo con carne, ma deriva dalla parola gout ovvero risvegliare il gusto. Grana nasce da granello e non è affatto da associare solo al formaggio. Frittata, dal verbo friggere, si riferisce a ogni piatto cotto con olio o burro in una padella piatta e tonda, di cui prendeva la forma. Arrosto è solo un piatto cucinato al fuoco, dalla parola rost che in tedesco significa appunto fuoco. E perfino la stessa parola formaggio non è da collegare al prodotto derivato dal latte animale, ma semplicemente alla parola forma, così come ricotta nasce dal verbo cuocere.

Ma il pecorino grattugiato veg proprio no, essendo una derivazione dal latte di pecora con cui questo formaggio è fatto. E anche bistecca significa letteralmente carne di manzo arrostita al fuoco. Basta anche con le costolette vegane: le costole sono quella parte di carne che resta attaccata alle ossa del piccolo animale ucciso, spesso un agnello o una pecora. Da separare anche i termini salsiccia e vegana: la prima è l’unione di sale e ciccia e cioè carne salata. Punto. Associarla alla parola vegana è evidentemente una contraddizione. Un po’ di fantasia non guasterebbe, etimologicamente parlando.


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